Il nuovo Assegno di Ricollocazione

Anpal, l’agenzia nazionale dei servizi per il lavoro, ha pubblicato il 26 aprile la notizia dell’entrata a regime dell’assegno di ricollocazione, dopo una sperimentazione basata su una estrazione casuale dei destinatari.

Anpal dice che:

A breve l’assegno di ricollocazione entrerà a regime per tutti i potenziali destinatari. Allo scopo di facilitare l’interazione con il sistema sono state sottoscritte convenzioni con i patronati (15 su 23 sono già convenzionati con Anpal).

Rivediamo alcuni punti chiave della misura:

  1. adesione volontaria;
  2. richiesta al CPI;
  3. scelta fra operatore pubblico o privato accreditato;
  4. piano intensivo di supporto alla ricerca del lavoro supportato da un tutor;
  5. condizionalità esercitata dal CPI anche su eventuale segnalazione dell’accreditato;
  6. finanziabile anche con le risorse dei POR/FSE regionali.

Si amplia invece la platea dei destinatari:

  1. percettori di NASPI da 4 mesi in su;
  2. percettori del reddito di inclusione sociale (da specificare in seguito);
  3. lavoratori in costanza di rapporto coinvolti in accordi di ricollocazione (da specificare in seguito);

I servizi previsti dalla misura restano 2:

  • Assistenza alla persona e tutoraggio;
  • Ricerca intensiva di opportunità lavorative.

La misura, nonostante i risultati non lusinghieri della sperimentazione (chi li ha visti?) resta una misura “vuota”. Anpal prevede che a riempire il vuoto di servizi intervengo “altre risorse pubbliche” evidentemente delle Regioni, che dovrebbero investire al buio su una misura che non dà risultati noti.

Inutile ignorare che senza una corretta definizione di percorso e senza un equilibrio delle risorse fra le varie componenti di servizio le misure restano inefficaci. Lo aveva peraltro sottolineato anche ISFOL nel suo Rapporto su Garanzia Giovani:

si evidenzia la presenza di selezione per i giovani che hanno concluso e risultano occupati e per i beneficiari di bonus aventi profili più robusti rispetto alle corrispondenti popolazioni del totale dei conclusi e di coloro che sono impegnati in una misura.

in altre parole chi segue i percorsi trova lavoro, il bonus serve a poco, si ricollocano i meno deboli. Colpisce la pervicacia con cui si persegue il modello “vuoto” nonostante le valutazioni di Isfol, ora Inapp.

E’ evidente che a questo livello c’è poco spazio di integrazione con strumenti esistenti come Dote Unica Lavoro che perseguono il modello del “percorso pieno” e della personalizzazione, anche se non sempre gli operatori perseguono gli stessi principi.

D’altra parte è la stessa Anpal ad elencare le misure che sono analoghe all’ADR e quindi alternative. In Lombardia ci sono:

  • dote unica lavoro
  • le reti di partenariato
  • la dote per la disabilità.

Si perde quindi una ulteriore occasione per sviluppare una maggiore integrazione fra politiche attive, preferendo la concorrenza fra strumenti e non riconoscendo quanto fatto a livello locale in questi anni di assenza totale dello Stato.