Una previsione facile sul mercato del lavoro.

I dati annuali di ISTAT

Tutti i trimestri Istat pubblica i dati della rilevazione continua sulle forze di lavoro. A parte i commenti sulla congiuntura, sempre influenzati da fatti contingenti, forse vale la pena di cogliere alcune tendenze di medio e di lungo termine.

Ci possiamo aiutare con i dati annuali.

La classe di età più numerosa.

Il grafico qui sopra parla abbastanza chiaramente: nel decennio 2006-2015 la classe di età 45-54 anni è diventata la più numerosa sul mercato del lavoro lombardo, superando le classi fra 25 e 34 anni nel 2008 e la classe fra fra i 35 e 44 anni nel 2015.

Cosa significa?

Fra pochi anni questo gruppo di lavoratori comincerà ad andare in pensione, riforme o non riforme, e a lasciare il lavoro. Non c’è molto da aggiungere.

Corre di più la tecnologia o la demografia?

Molti se lo chiedono ma la domanda è mal posta. Se una intera corte lascia il lavoro si tratta di capire come la corte successiva si impossessa delle competenze necessarie che trasmetterà a sua volta a quelle successive trasformandole, così come si trasformano le modalità di produzione. È illusorio pensare che siano i giovani a sostituire gli anziani direttamente, il divario fra generazioni è di solito troppo ampio. Un piano di transizione che preveda un mix pensione-lavoro può essere più efficace sia per trasmettere le competenze che per evitare due voragini: quella pensionistica e quella del mercato del lavoro.

Lento cresce il numero dei laureati.

Ma cresce.

Per adesso sono ancora meno dei diplomati, e anche di quelli con la licenza di scuola media. Ma la crescita lascia intendere che siano questi laureati a detenere le conoscenze necessarie per le mansioni del prossimo futuro, sia che questo avvenga con una rottura o in una continuità che evolve con il tempo che passa. Anche perché i laureati hanno i tassi specifici di disoccupazione più bassi. Non è un caso.